Impatto ambientale dei gas refrigeranti e regolamento europeo F-gas
Se parliamo di emissioni di anidride carbonica dobbiamo parlare di impianti di condizionamento elettrici che fanno uso di gas refrigeranti (F-gas) che contribuiscono in maniera massiccia a questo tipo di inquinamento; entro il 2030 dovranno essere ridotti del 79%.
Gli impianti di condizionamento sono sempre più un importante elemento di comfort, ma anche causa di inquinamento ambientale e di emissioni di CO2 nell’atmosfera, e il loro impatto diventa sempre più significativo via via che la loro diffusione e il loro utilizzo crescono a livello globale.
Gli impianti di condizionamento sono infatti sempre più diffusi e l’energia necessaria per farli funzionare rappresenta una percentuale sempre più elevata del consumo energetico delle nazioni: basti pensare che nel Regno Unito – Paese in cui le temperature medie sono molto inferiori rispetto all’Italia – il 20% di tutta l’elettricità consumata in un anno viene destinata proprio a far funzionare i condizionatori, e che quasi il 90% degli edifici statunitensi è dotato di impianto di condizionamento. Questa tendenza non si limita all’Europa o al Nord America, ma è un vero fenomeno globale che coinvolgerà un numero sempre più alto di persone, diffondendosi a macchia d’olio anche in nazioni emergenti e popolose, come l’India o la Cina: si stima, a questo proposito, che entro il 2100 in tutto il mondo la quantità di energia destinata a far funzionare gli impianti di condizionamento sarà 30 volte superiore rispetto a oggi, sia perché ci saranno sempre di più le persone che vivranno e lavoreranno in ambienti climatizzati in ogni parte del pianeta, sia per il preoccupante e inesorabile aumento della sua temperatura. Da qui l'importanza che riveste anche questo tipo di consumo nell'ottica della transizione energetica in atto.
F-gas e impatto ambientale
L’impatto ambientale dei condizionatori non dipende solo dalla grande quantità di energia necessaria per alimentarli e dalle relative emissioni atmosferiche di CO2, ma anche dal fatto che i gas refrigeranti utilizzati al loro interno causano l’emissione di gas fluorurati a effetto serra (detti anche “F-gas”), e in particolare di Idrofluorocarburi (HFC).
Fino a tempi relativamente recenti potevano essere utilizzati negli impianti di condizionamento anche Clorofluorocarburi (CFC) e Idroclorofluorocarburi (HCFC), gas ancora più pericolosi di quelli odierni perché – oltre a favorire l’effetto serra – avevano anche un impatto molto negativo sull’ozono stratosferico. Tali sostanze, a partire dai primi anni Novanta, sono state via via sostituite dai gas HFC – come i gas R404a, R410a e l’R32, che sono oggi i più diffusi – che pur essendo meno dannosi per l’ozono hanno comunque un importante e dannoso effetto climalterante.
Gli F-gas, se rilasciati in atmosfera, sono in grado di produrre un riscaldamento nettamente superiore rispetto a quello provocato dall’anidride carbonica. La loro pericolosità in questo senso è espressa da un particolare parametro, il GWP - Global Warming Potential – che esprime proprio la capacità di ognuno di questi gas di riscaldare l’atmosfera. All’anidride carbonica, utilizzata come parametro di riferimento, è stato assegnato GWP 1, e tutti gli altri gas possono quindi facilmente essere confrontati con questa a partire dai loro GWP.
Il gas R32, ad esempio, ha un GWP di 675, il che significa che l’emissione in atmosfera di 1 Kg di questo gas equivale all’emissione di 675 Kg di anidride carbonica; se questo dato sembra sorprendente, sarà ancora più significativo pensare che il gas R410a , ancora oggi utilizzato in tantissime pompe di calore e refrigeratori elettrici ha un GWP pari a 2080 .
È evidente, quindi, che l’impatto sull’atmosfera di gas di questo tipo è estremamente significativo anche a fronte di perdite relativamente ridotte.
Cosa prevede la normativa europea F-Gas
Data la pericolosità degli F-Gas e la sempre maggiore diffusione degli impianti di climatizzazione, l’UE si sta muovendo ormai da tempo in direzione di un controllo sempre più rigido sulle tipologie di gas refrigeranti che possono essere utilizzate nelle apparecchiature di riscaldamento e condizionamento .
Come abbiamo accennato, ad esempio, fin dal 2015 è stato completamente vietato l’utilizzo del gas R22, mentre nel 2014 è stato pubblicato il regolamento 517/2014 sugli F-Gas che stabilisce una serie di obblighi che entreranno in vigore progressivamente, fino a diventare definitivi nel 2025. Tempi di applicazione così dilatati sono necessari per permettere, laddove possibile, la conversione degli impianti di climatizzazione che utilizzano gas refrigeranti banditi, o la loro sostituzione con impianti più moderni e meno inquinanti, tutte azioni che richiedono necessariamente tempi lunghi.
Tra le novità principali previste dal regolamento 517/2014 troviamo:
- l’impegno a ridurre progressivamente la quantità complessiva di F-Gas immessi sul mercato europeo, in termini di tonnellate di CO2 equivalente (favorendo, quindi, l’utilizzo di gas con GWP inferiore);
- il divieto di utilizzare gas con GWP superiore a 2500 in tutti gli impianti nuovi, a partire dal 2020;
- il divieto di utilizzare gas con GWP superiore a 2500 per le attività di manutenzione per la maggior parte degli impianti, a partire dal 2020;
- il divieto di utilizzare gas con GWP superiore a 750 nei condizionatori residenziali con carica di gas inferiore ai 3 Kg, a partire dal 2025;
- l’obbligo di effettuare interventi di manutenzione più frequenti nel caso di impianti di condizionamento che utilizzano gas con GWP elevato.
L’obiettivo di questo regolamento è arrivare a una riduzione del 79%, entro il 2030, dell’emissione di F-gas, rispetto alla media delle emissioni nel periodo 2009-2012.
Ma ancora non basta. L’accelerazione dell’aumento della temperatura terrestre ha richiesto una necessaria revisione del Regolamento suddetto. Infatti l’ultima proposta di revisione del Regolamento emanata dalla Commissione Europea il 5 aprile scorso - COM(2022) 150 final - Proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sui gas fluorurati a effetto serra, che modifica la direttiva (UE) 2019/1937 e che abroga il regolamento (UE) n. 517/2014 - anticipa di molto il phase-out dei refrigeranti climalteranti e abbassa a valori GWP ammessi a partire dal 1° gennaio 2025 a 150.
È importante sottolineare che l’Europa non è l’unica realtà che si sta muovendo in questo senso: negli ultimi mesi del 2021 anche gli USA hanno stabilito di intraprendere un percorso di riduzione delle emissioni di F-gas, impegnandosi a ridurre dell’85% le loro emissioni di idrofluorocarburi entro il 2035.
In questo scenario, si rivela sempre più conveniente – dal punto di vista ambientale ed economico – preferire soluzioni per il condizionamento che non utilizzino gas HFC, e che quindi non siano soggette ai vincoli del regolamento europeo sugli F-gas: è il caso delle pompe di calore e dei refrigeratori della gamma Robur, che utilizzano solo fluidi refrigeranti naturali.
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