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L’impatto dei gas serra e degli F-Gas sulla salute del pianeta

L’impatto dei gas serra e degli F-Gas sulla salute del pianeta



Diventa sempre più necessario ridurre le emissioni di gas serra per combattere il riscaldamento globale e sostenere le iniziative globali come l'Accordo di Parigi per limitare l'aumento delle temperature. In questo articolo viene evidenziato l'impatto della rivoluzione industriale sull'aumento di tali emissioni e le conseguenze sul clima. La COP28 di Dubai ha portato novità, come l'attenzione ai combustibili fossili e la creazione di un fondo per i danni climatici, nonostante le critiche riguardanti la sua efficacia e le potenziali influenze dell'industria dei combustibili fossili. Si discute anche il ruolo dei gas serra, inclusi gli F-Gas, e le misure dell'UE per limitarne l'uso, evidenziando la responsabilità delle scelte dei consumatori verso prodotti più sostenibili.

Cosa sono i gas serra e loro pericolosità

Quando si parla di decarbonizzazione e politiche per la sostenibilità si fa spesso riferimento alla necessità di ridurre le emissioni in atmosfera di gas ad effetto serra, chiamati anche “gas climalteranti” per la loro capacità di incidere in modo significativo sull’aumento della temperatura globale.

Questi gas, presenti nell’atmosfera terrestre, svolgono un ruolo fondamentale nel riflettere verso la Terra le radiazioni che il pianeta emette dopo essere stato colpito dai raggi solari, agendo a tutti gli effetti come la copertura trasparente di una serra, che trattiene il calore al suo interno. Se questi gas fossero completamente assenti nell’atmosfera, le temperature sul nostro pianeta sarebbero decisamente inferiori allo zero, perché il calore prodotto dai raggi solari dopo aver toccato la superficie terrestre verrebbe disperso al di fuori dell’atmosfera, rendendo l'ambiente del nostro pianeta molto ostile.

A partire dalla seconda metà del Settecento, l’avvento della rivoluzione industriale ha provocato un significativo aumento della produzione ed emissione di questi gas, e di conseguenza un preoccupante aumento delle temperature a livello globale. Questa tendenza rischia di innescare processi di portata tale da mettere a rischio la sopravvivenza della vita sul pianeta. Per questo oggi si cerca di invertire la rotta: con l’accordo di Parigi del 2015, quasi tutti i Paesi del mondo hanno stabilito di impegnarsi per limitare il riscaldamento globale mantenendolo al di sotto dei 2°C rispetto al periodo preindustriale, puntando poi a ridurlo ulteriormente arrivando alla quota massima di 1,5°C.

La Conferenza COP28 di Dubai: gli impegni non mantenuti

Lo scorso dicembre 2023 la Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, chiamata anche Conferenza COP28, riunitasi a Dubai ha portato a diverse decisioni significative e novità in ambito di cambiamenti climatici e azione ambientale globale.

Ecco i punti chiave:

  1. inclusione dei combustibili fossili nell'accordo sul clima: per la prima volta, un testo di accordo sul clima delle Nazioni Unite ha incluso un linguaggio specifico per la "transizione" dai combustibili fossili, responsabili del quasi 90% delle emissioni globali di anidride carbonica. Tuttavia, la formulazione "transizione" è stata vista come ambigua e la mancanza di un linguaggio esplicito sulla "eliminazione graduale" ha suscitato critiche per le potenziali scappatoie a favore dell'industria dei combustibili fossili [fonte];
  2. fondo per la perdita e il danno: la conferenza ha approvato un fondo per la perdita e il danno causati dai disastri climatici, destinato a sostenere le comunità vulnerabili e i paesi in via di sviluppo nell'affrontare gli impatti dei disastri climatici. Tuttavia, l'ammontare dei fondi raccolti, $700 milioni, è stato criticato per essere insufficiente rispetto ai danni annui stimati causati dai cambiamenti climatici, che ammontano a $400 miliardi [fonte];
  3. valutazione del progresso dell'Accordo di Parigi: alla luce del rapporto United in Science 2023, realizzato dall'Organizzazione meteorologica mondiale (WMO) con i contributi di 18 tra agenzie delle Nazioni Unite e organizzazioni internazionali, solo il 15% degli obiettivi dell'Accordo di Parigi è sulla buona strada per essere conseguito entro il 2030; COP28 ha enfatizzato la necessità di piani climatici più robusti e ambiziosi per limitare l'aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius sopra i livelli preindustriali [fonte];
  4. finanza climatica: si è posta una forte enfasi sulla finanza climatica come fattore abilitante dell'azione climatica. Nuovi impegni finanziari sono stati annunciati per il Green Climate Fund, il Fondo per i Paesi Meno Sviluppati e il Fondo di Adattamento, con l'obiettivo di rafforzare il sostegno finanziario per i paesi in via di sviluppo nella transizione energetica pulita e negli sforzi di adattamento [fonte];
  5. adattamento al cambiamento climatico e transizione giusta: sono stati adottati un quadro per l'Obiettivo Globale di Adattamento e il programma di lavoro sull'implementazione dei percorsi di transizione giusta, evidenziando l'importanza di sostenere i paesi vulnerabili e garantire una transizione equa per tutti [fonte];
  6. controversie e critiche: la presidenza della COP28, affidata al CEO della compagnia petrolifera e del gas nazionale di Abu Dhabi, Dr. Sultan Al Jaber, ha sollevato preoccupazioni e critiche per il potenziale conflitto di interessi e l'influenza dell'industria dei combustibili fossili sulle negoziazioni [fonte].

La Conferenza COP28 ha segnato alcuni progressi, ma ha anche lasciato aperte questioni critiche e sfide per il futuro dell'azione climatica globale. Le decisioni e i progressi ottenuti a Dubai saranno fondamentali per orientare le future negoziazioni climatiche internazionali e gli sforzi globali di mitigazione e adattamento ai cambiamenti climatici.

I gas serra: quali sono e perché le attività umane aumentano la loro concentrazione

I gas che contribuiscono alla creazione di questa “serra” che circonda il nostro pianeta sono diversi, e non tutti sono di per sé pericolosi. Tra di loro possiamo citare:

  • vapore acqueo;
  • anidride carbonica;
  • metano;
  • protossido di azoto;
  • F-Gas (HFC, HFO, CFC, PFC, esafloruro di sodio...).

Tra questi, solo gli F-GAS sono prodotti di sintesi creati dall’uomo: tutti gli altri sono gas naturalmente presenti in atmosfera, ma le attività umane hanno aumentato le loro concentrazioni portandole oltre il livello di guardia e innescando un pericoloso circolo vizioso. L’aumento della concentrazione di gas serra infatti fa crescere la temperatura terrestre; questo fa sì che maggiori quantità di acqua evaporino, e la maggior quantità di vapore acqueo presente in atmosfera aumenta l’effetto serra, favorendo un’ulteriore crescita delle temperature e riavviando il ciclo.

Quasi tutte le attività umane, oggi, contribuiscono al mantenimento di questa situazione: il nostro sistema industriale, i trasporti, le modalità di produzione di cibo su larga scala, i metodi con cui generiamo l’energia sono ancora oggi in massima parte responsabili dell’emissione in atmosfera di gas inquinanti, anche a causa dell’importante impatto dei combustibili fossili ad alto tasso di carbonio. Tutte le attività umane che, per funzionare, richiedono il consumo di petrolio o carbone producono necessariamente un grande aumento delle emissioni di gas serra in atmosfera, ed è per questa ragione che il processo di decarbonizzazione, basato sullo sfruttamento di energia prodotta da fonti green e rinnovabili, è essenziale per tenere sotto controllo le emissioni e contenere l’aumento della temperatura globale.

Gli F-Gas e il potenziale di surriscaldamento globale

Se si analizza la percentuale di gas serra presenti in atmosfera (escludendo il vapore acqueo), si nota che il gas più presente è senza dubbio l’anidride carbonica, che corrisponde a circa il 76% del totale. Seguono il metano e il protossido di azoto, mentre i gas fluorurati (F-Gas) raggiungono circa il 2%. L’impressione che si potrebbe ricavare da questi dati è che il ruolo degli F-Gas sia del tutto marginale nel processo di riscaldamento del pianeta, ma le cose sono in realtà molto diverse. Ogni gas, infatti, ha una diversa capacità di trattenere il calore, e per valutare correttamente l’impatto dei diversi composti bisogna fare riferimento al loro GWP (Global Warming Potential), un parametro che indica sostanzialmente quanto calore il gas “intrappola nell’atmosfera anziché lasciarlo dispendere in un determinato periodo di tempo (normalmente, cento anni).

Il GWP ci permette di confrontare in modo decisamente più realistico l’impatto climalterante dei gas emessi in atmosfera: l’anidride carbonica emessa in atmosfera ha GWP pari a 1, mentre il metano ha GWP attorno a 30. Il GWP degli F-Gas, invece, può variare da circa 600 fino a varie migliaia, circostanza che rende il loro potere climalterante estremamente elevato, anche a fronte di basse quantità di gas emesse.

La nuova normativa europea sugli F-Gas

Gli F-Gas sono stati creati dall’uomo e sono stati ampiamente sfruttati nell’industria, in particolare nel settore della refrigerazione: i CFC sono stati impiegati per decenni nei frigoriferi e negli impianti di condizionamento, ma il loro potere inquinante è talmente elevato che già negli anni Novanta è stato avviato un processo di riduzione graduale del loro utilizzo, per arrivare alla loro completa sostituzione con altri F-Gas meno inquinanti, come gli HFC.

Oggi l’Unione Europea sostiene una serie di politiche finalizzate a ridurre ulteriormente l’utilizzo di F-Gas, e nel mese di febbraio 2024 è stato pubblicato il nuovo Regolamento UE 2024/573 sui gas fluorurati a effetto serra che prevede una decisa restrizione dell’utilizzo di questi gas.

L’UE, quindi, si sta muovendo con decisione in direzione del completo bando dell’utilizzo di sostanze fluorurate dall’elevato potere climalterante. Per questa ragione è importante che anche i singoli consumatori compiano scelte di acquisto consapevoli, preferendo apparecchiature che utilizzino fluidi refrigeranti naturali, come le pompe di calore e i refrigeratori ROBUR.

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